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Lettura benessere e crescita personale

Biblioterapia: come la lettura può curare l'anima e la mente
Lettura benessere e crescita personale

In tempi in cui lo stress e l’ansia sono all’ordine del giorno, la biblioterapia si propone come un modo semplice e potente per prendersi cura di sé. Si tratta dell’uso mirato dei libri per promuovere benessere emotivo, migliorare la gestione delle emozioni e stimolare riflessione e resilienza. Non è una terapia sostitutiva, ma un supporto complementare che può accompagnare chi cerca risposte, conforto o spunti di crescita. Uno strumento semplice, efficace e non invasivo per accompagnare il benessere psicologico. 

Una buona lettura ben guidata, può diventare davvero un alleato quotidiano per conoscere meglio se stessi, elaborare emozioni e scoprire nuove risorse interiori, perché i libri offrono simboli, metafore e nuove prospettive, facilitando l’auto-riflessione e la calma interiore.

Le radici nella storia

L’origine del termine risale al greco biblio, ‘libro’, e therapèia, ‘cura’. Ma a coniare ufficialmente il vocabolo fu per primo, nel 1916 Samuel McChord Crothers, un popolare saggista, ministro unitariano americano, che scrisse un saggio intitolato A literary clinic. Il protagonista del libro, il reverendo Augustus Bagster, personaggio del tutto inventato, viene descritto come biblioterapista, che si adopera per la sua comunità, selezionando libri classificati come stimolanti, sedativi e anestetici, prescritti come medicine. L’idea che la letteratura possegga delle caratteristiche terapeutiche ha tuttavia radici ancora più antiche.

A Tebe, l’antica capitale faraonica dalle cento porte, sul frontone della porta d’entrata della biblioteca di Ramsès II, sono incisi dei geroglifici, tradotti in greco da Diodoro di Sicilia (I secolo a.C.) come «psukhès iatreon » letteralmente «dispensario, ospedale dell’anima».

Nel ricostruire la storia della Biblioterapia a partire dal 300 a.C., troviamo il primo manoscritto che associa la lettura a un sollievo per l’anima e che è stato ritrovato ad Alessandria d’Egitto.

Anche i Greci e i Romani diedero molta enfasi alla funzione terapeutica dei libri: secondo Aristotele, la letteratura aiutava a purificare le passioni dell’anima; Aulo Cornelio Celso, medico ed enciclopedista dell’antica Roma, promuoveva il rapporto fra medicina e lettura delle opere dei grandi oratori e dei testi storici, perché il paziente, anche quello affetto da disturbi mentali, trovasse il miglior equilibrio psicofisico. La letteratura, quale specchio riflesso della vita, aveva già allora dimostrato la capacità di influenzare l’animo umano. Anche in quel lontano passato, il concetto di cura riguardava il modo di occuparsi di una persona cara, il manifestare la propria presenza attraverso gesti affettuosi e in particolare adoperarsi per il bene altrui grazie anche all’aiuto dei libri.

Nella storia più recente, la biblioterapia ha trovato spazi di utilizzo per curare, ad esempio, i veterani della Prima guerra mondiale colpiti da forte stress post-traumatico. In seguito, fu utilizzata in vari modi in ospedali e biblioteche, fino ad essere più recentemente adottata da psicologi, operatori sociali, assistenti agli anziani e medici, come valido strumento di supporto terapeutico.


Le evidenze scientifiche      

La relazione fra terapia letteraria e psicoterapia è oggi tema di numerosi studi scientifici che attestano la capacità di un libro di suscitare la creatività del lettore, indurre alla comprensione introspettiva delle sue emozioni, stimolare riflessioni analitiche sul fronte delle relazioni interpersonali, fino a contribuire persino alla cura di pazienti seguiti anche al livello clinico. In quest'ottica, la biblioterapia si potrebbe definire come lettura di alcuni libri "prescritti" in veste di farmaci, indicati per il trattamento di disturbi mentali come depressione e ansia, o in pazienti che hanno sviluppato problemi comportamentali. Secondo l’Online Dictionary for Library and Information Science, si tratta di: “Uso di libri selezionati in base al contenuto, in un programma di lettura pianificato, progettato per facilitare il recupero di pazienti affetti da disturbi mentali o emotivi". Certo è, che sapere di avere uno strumento facile e piacevole come un libro, da utilizzare contro lo stress della vita quotidiana, può davvero fare la differenza e non solo in senso terapeutico. Sebbene gli effetti siano soggettivi e non universali, in quanto le stesse parole possono influire sulla sfera emotiva di un individuo in un modo, oppure provocare emozioni diverse in un altro,  ciò non toglie che si stia parlando di una disciplina affidabile e scientificamente molto seguita. Ai fini dello sviluppo della biblioterapia clinica, sono stati infatti molto rilevanti gli studi condotti nel 2013 dai ricercatori Gregory S. Berns, Kristina Blaine, Michael J. Prietula e Brandon E. Pye dell’Università di Emory, di Atlanta.


Con l’obiettivo di dimostrare che la lettura induce delle trasformazioni biologiche e che tali trasformazioni sono permanenti, la ricerca ha rilevato un aumento della connettività nelle aree del cervello coinvolte nella creazione delle rappresentazioni sensoriali delle sensazioni fisiche e nel sistema di movimento e nell’area collegata alla comprensione del linguaggio. L’evidenza scientifica ha pertanto dato prova, mediante la tecnologia della fMRI (risonanza magnetica funzionale per immagini) dell’efficacia della biblioterapia clinica in quanto l'identificazione del lettore con i personaggi della storia che sta leggendo, è stata clinicamente riscontrata nell’attivazione di quelle specifiche aree cerebrali. E chissà che non sia proprio grazie alla medicina basata sull'evidenza, che si possa alimentare la speranza di una sempre maggiore sensibilizzazione ad una buona lettura, perché in fondo, siamo tutti fermamente convinti che il benessere dell’anima non è meno importante di quello fisico. 



Maria Elisabetta Calabrese

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